Controllare tutto danneggia te e gli altri

Chi passa la vita a regolare ogni minimo evento secondo i propri schemi sviluppa ansia, coinvolgendo in questa mania amici e familiari. E non riuscendo a cogliere più la loro esasperazione.

Ogniuno di noi, fin da piccolo, ha sviluppato un proprio modo di affrontare la realtà, un modo che spesso deriva da un misto di indole individuale, storia personale e influenze ambientali, questo è ciò che emerge intervistando numerosi psicologi sull’argomento.

C’è chi, di fronte alle difficoltà diventa freddo e distaccato. C’è chi, al contrario, diventa iper-emotivo. Chi tende a razionalizzare tutto quello che accade! chi cerca sempre l’aiuto di qualcuno e chi non lo chiederebbe mai e poi mai! Chi se ne frega e lascia che le cose accadano e chi vuole intervenire su tutto, cercando di gestire ogni cosa. Queste modalità costituiscono appunto un “modo di stare al mondo” e, spesso, sono cosi connaturate che non ci accorgiamo neanche di metterle in atto e quindi, sopratutto quando sono disfunzionali o non si prestano alla situazione presente, non ci accorgiamo dei problemi che creano alle relazioni ed alla nostra salute.

Ma, infondo, anche alla salute di chi ci stà vicino. Una delle più diffuse e dannose e quella di chi vuole controllare tutto, perchè da un lato nasconde una fortissima angoscia, dall’altro si predispone a patologie ed esaspera i rapporti, sopratutto quelli sentimentali e familiari. 

L’attore e regista Carlo Verdone ha creato un personaggio – divenuto famossissimo – improntato proprio all’iper controllo: in un film si chiama Furio, in un altro si chiama Raniero, ma in realtà la dinamica è la stessa, cioè quella di un uomo che, ossessivamente, gestisce la propria vita e quella dei familiari nei minimi dettagli, in modo cosi meticoloso e a tutto campo da non lasciare nessuna libertà alla partner ed ai figli, e da non accorgersi ne delle figuraccie che fa ne dei danni enormi sulla psiche dei congiunti. Si tratta, ovviamente, di una rappresentazione estremizzata e comica, ma che ben mette in luce la tendenza insopprimibile di chi è dominato da questa forma di ansia.

Si, perchè di ansia in effetti si tratta: la personalità controllante si è strutturata in questo modo, fin dall’infanzia e dall’adolescenza, perchè, evidentemente, quello era il modo migliore per sopravvivere emotivamente ad alcune situazioni percepite come annientanti o destabilizzanti: un senso di continua precarietà o incombenza, un comportamento instabile dei genitori, una perdita precoce e conseguente precoce adultizzazione, un perfezionismo associato ad intensa ansia da prestazione.

Qualsiasi siano le ragioni, oggi la persona porta con sè questa dinamica nella vita di ogni giorno. Ma, fino a quando non ci sono situazioni particolari e la routine scorre via liscia, la tendenza al controllo resta sullo sfondo e si traduce in meticolosità ed in abitudinarietà, senza fare troppi danni.

Quando invece accadono imprevisti, sia positivi, sia negativi, vengono comunque vissuti come destabilizzanti, e devono essere subito impacchettati dal sistema di controllo, che interviene a gestire, a valutare, a rivalutare, a prevedere, a prevenire, a calcolare.

Cadono nella rete del Controllante, quindi, sia le storie d’amore, sia le novità belle, sia le difficoltà di ogni tipo. La nascita di un figlio, ad esempio, pur desiderata, diventa motivo di iper attivazione del controllo e determina uno stato di allerta continuo: si controllano ossessivamente i possibili pericoli, il peso del neonato, la quantità di cibo, e via dicendo, ma la cosa non si ferma li e si estende ad un controllo più ampio, ad esempio della situazione economica, che dovrà essere fortificata per garantire l’assenza assoluta di future incertezze.

La risposta è sempre la stessa, qualsiasi sia l’elemento o l’evento che modifica lo stato delle cose. E’ evidente che la qualità della vita sia compromessa. E’ non è un caso che Verdone abbia focalizzato la vicenda del suo personaggio sulla vita di coppia. Ciò che il Controllante produce sulla coppia, infatti, riflette benissimo ciò che produce anche sulla vita stessa.

Lo schema prevede che l’eccesso di controllo inibisca la spontaneità, e la mancanza di spontaneità, a sua volta, inibisce l’eros, il patos, la fantasia, la creatività, il rinnovamento.

La coppia resta bloccata – anchilosata verrebbe da dire – in una postura scomoda ma funzionale per le paure del controllante, che non si accorge di niente, perchè è tutto preso dalla sua “missione salvifica”. Anzi, egli si chiede perchè, nonostante l’immane sforzo profuso, le cose non vadano bene. Ecco, lo stesso avviene nel suo rapporto con la vita: questa persona non può mai mollare la presa, non può mai rilassarsi. Le sue felicità sono le piccole tregue tra un controllo e l’altro, qual’ora vi siano.

Cambiare, tuttavia, è possibile, ma lo è, se per “cambiare”, non si intende una rivoluzione totale della personalità, che sarebbe inrealistica, bensì una modifica, parziale ma significativa, che metta la persona nella condizione di poter, in certi momenti, lasciare andare le cose, lasciare accadere la realtà, evitare di stare li a gestire, intervenire, stare in allerta.

Il primo passo  magari con l’aiuto e la guida di un bravo psicologo è comprendere che, di fronte alla complessità della vita non si può utilizzare un solo approccio. Sicuramente un pò di controllo è necessario, ma non è che una di tante modalità che devono alternarsi e, a volte, mischiarsi tra loro, per trovare la giusta relazione con quanto ci accade.

A volte serve lasciare andare, a volte no; a volte bisogna capire, a volte no; a volte è necessario intervenire, a volte aspettare, a volte lasciare perdere. Infondo tutti siamo chiamati a trovare la giusta alchimia di atteggiamento di fronte alle cose che ci accadono. Ecco, il controllante, pur nell’ansia, ha quasi un delirio di onnipotenza, pensa di poter fare o non fare avvenire le cose, nel modo in cui dice lui. Per questo il secondo passo è quello di riconoscere, agli altri ed alla vita, la libertà di accadere. Anche perchè, se non lo farà lui, gli altri e la vita, prima o poi, si prenderanno questa libertà con un’intransigenza da cui il controllante sarà travolto.

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