Come funziona l’implantologia dentale

 

Si definisce implantologia dentale quel settore dell’ortodonzia che serve per rimpiazzare un’intera arcata dentale o singoli denti, tramite l’utilizzo di quelli che vengono chiamati impianti endossei osteointegrati.
Per fissare le protesi dentali vengono impiantati chirurgicamente elementi metallici chirurgicamente nell’osso mandibolare o mascellare o ancora sopra l’osso ma naturalmente sotto la gengiva.
La maggior parte degli impianti vengono realizzati oggi in titanio sia per una questione di biocampatibilità sia perché in questo modo si evita il più possibile la reazione detta “rigetto”.
Le tecniche di implantologia dentale al giorno d’oggi sono varie ma quella senza dubbio più utilizzata, come suddetto, è quella endossea.
Le percentuali di successo durante un’operazione di implantologia sono molto alte. Si stima che per quanto riguarda gli impianti mascellari superiori, la percentuale di sopravvivenza dell’impianto è pari al 95%, mentre per quanto riguarda la mandibola siamo intorno al 99%.
Solitamente l’implantologia non ha particolari contro indicazioni ma talvolta può verificarsi un caso di mancata osteointegrazione.
L’osteointegrazione è quel processo naturale, che avviene anche a seguito di traumi o fratture, durante il quale l’osso riprende la sua forma naturale, unendosi cos’ all’impianto in titanio.
Quando parliamo di “mancata osteointegrazione” intendiamo che durante il processo di guardigione, l’osso non si forma attorno all’impianto e di conseguenza questo diventa instabile.
In questo caso è possibile intervenire rifacendo l’operazione, oppure se parliamo di casi in cui è presente una buona superficie osseo è possibile inserire un impianto più lungo e/o più largo.
Se si dovesse verificare questo caso sarà stesso il tecnico a determinare il da farsi poiché si sa che ogni caso è a sé e non è possibile preventivare la reazione di ognuno di essi.


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